Acute mountain sickness

Si tratta di una condizione di malessere generalizzato e/o nausea, vomito, cefalea, insonnia, ebrezza che colpisce il viaggiatore che supera l'altitudine di 3000 metri circa. Questa malattia è dovuta alla riduzione della percentuale di ossigeno nell'aria rarefatta e alla fuoriuscita di liquidi nello spazio extracellulare causata dalla riduzione della pressione atmosferica. L'interessato spesso percepisce il problema come un disturbo digestivo in quanto l'anidride carbonica non è in eccesso e non si ha fame d'aria.

A questa altezza la tensione parziale di O2 nell'aria è simile a quella presente nel globulo rosso venoso. Quindi la capacità di assorbimento deriva dalla capacità di dissociazione ossiemoglobinica che varia da persona a persona, nel tempo e con l'allenamento.

La condizione di per se non è grave e tende a migliorare abbassandosi di quota.

Altre due condizioni al contrario possono essere più temibili fino alla morte: L'edema cerebrale con il corredo di sintomi neurologici e l'edema polmonare con difficoltà di respiro.

In tutta la zona andina viene proposto come rimedio la foglia di COCA come tè o da masticare ma a mio parere questo non serve a nulla.

La cura oltre all'immediato ritorno a quote più basse in caso di sintomi cerebrali o polmonari comprende:

1) l'assunzione preventiva in chi non ha controindicazioni e chiedendo prima il parere al proprio medico di fiducia di acetazolamide (Diamox) 1 cpr x 2. Il farmaco non dovrebbe creare problemi salvo saltuari formicolii alle mani e alle labbra, anche se si tratta di un diuretico ha pochi effetti diuretici infatti si usa per contrastare l'alcalosi metabolica presente in quota.

2) La prevenzione alimentare è molto importante; usare cibi leggeri altrimenti una considerevole quota di sangue viene impegnata per la digestione con riduzione della quantità utile per assorbire ossigeno.

3) Quando il problema è in atto una cura efficace è quella di abbassarsi di 300-600 mt di quota.

4) E' necessario inoltre bere più liquidi del solito.

5) E' importante anche aumentare ma di poco e volontariamente perché non c'è "fame d'aria", la frequenza del respiro per cercare di assorbire maggior O2 e non perdere troppa CO2 infatti i sintomi peggiorano di notte quando si respira più lentamente.

Attenzione ad un pericolo spesso sottovalutato nei conducenti di autoveicoli: l'edema cerebrale con ebrezza pone in serio pericolo la loro vita e quella dei passeggeri. Chi ha provato queste strade che salgono elevate pendenze in costa e quasi sempre prive di protezione a valle sa di che cosa parlo.

Il mal di montagna non viene se si attua un adattamento graduale alla altezza e non è detto che venga sempre e sempre alla stessa altezza. Personalmente a 5000 metri non ho avuto sintomi mentre in altra occasione a 4000 metri: precocissimo esaurimento muscolare, aumento della frequenza cardiaca, ebrezza ed è forse quest'ultima piacevole sensazione, accompagnata dalla visione di panorami mozzafiato, che ti fa venire il male delle Ande e la voglia di ritornarci.